• Parrocchia Sant'Andrea Apostolo di Pollenza
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Inizio CHIESE S.Maria del Trebbio Padre Vincenzo Zucca

Padre Vincenzo Zucca

PVincenzoZucca
“Dio c’è”: questa verità di fede che leggiamo scritta su cartelli o muri lungo molte strade, Padre Vincenzo Zucca l’aveva …incarnata! Piccolo di statura e di corporatura minuta, aderì giovanissimo alla chiamata del Signore nell’ordine francescano, e dal quel momento testimoniò per tutta vita la gioia di essere “figlio di Francesco”.

 

Orgoglioso di indossare il saio francescano, Padre Vincenzo cercò sempre di imitare il santo d’Assisi in tutto e per tutto, tanto che un sacerdote, Don Oreste di Macerata, lo chiamava "la brutta copia di San Francesco", appellativo che se di per sé ha una connotazione negativa, in questo caso era motivato solo da un profondo senso di rispetto verso il santo di Assisi. Il sostantivo “copia” voleva esprimere quanto Padre Vincenzo assomiglisse a San Francesco per la statura bassa, la corporatura minuta, il carattere gioviale, l’inesauribile energia che dimostrava nel suo apostolato e nella sua capacità di percorrere ogni giorno a piedi distanze chilometriche...

Chi fosse Padre Vincenzo è presto detto. Era nato ad Arcevia, in provincia di Ancona, il 5 aprile del 1913. Vestì l’abito dei frati minori francescani l’8 settembre del 1928. Nel 1936 viene ordinato sacerdote a Zara, che in quel tempo ospitava la sede degli studi di teologia dei frati delle Marche. Dopo aver trascorso cinque anni, dal 1937 al 1942, nella comunità di Monbarroccio, in provincia di Pesaro, arrivò nel pieno della seconda guerra mondiale nel convento di Santa Maria del Trebbio a Pollenza.

 

Nel 1949 entrò a far parte della comunità francescana di Pollenza anche Padre Lino Tartarelli, più giovane di nove anni, che trascorse tutta la vita con lui. Padre Vincenzo visse a Pollenza ben 56 anni. Solo gli ultimi tre anni di vita li passò, sempre con P.Lino, a Grottammare (prov. di Ascoli Piceno), nel convento "Oasi Santa Maria dei Monti", e qui il Signore lo ha chiamato a Sé il 4 giugno 2008.

 

Padre Vincenzo fece di Pollenza il campo del suo apostolato, mentre il fratello, Padre Francesco Zucca, anche lui frate minore, partì missionario per la lontana Cina, in cerca di anime da convertire in quella terra dove la Parola e l'amore di Cristo ha ancora difficoltà ad essere accolta.

 

"Missionario" nel profondo del cuore, Padre Vincenzo sostenne l’operato del fratello, mandandogli continuamente generosi aiuti, che raccoglieva a Pollenza da amici e benefattori che lo stimavano e gli volevano bene, e gradivano di rendersi partecipi a tutte le iniziative da lui intraprese per coadiuvare da lontano l’opera del fratello Francesco.

La vita semplice e umile di Padre Vincenzo, e il cuore generoso che tutti potevano sperimentare, stimolavano gli abitanti di Pollenza ad essere prodighi di offerte con lui, perché comprendevano che niente egli tratteneva per sé, ma che quanto gli veniva offerto si trasformava interamente in aiuto reale per sostenere la difficile missione del fratello. La Cina era sempre nel suo cuore e nelle sue parole, sapeva tutto di quel paese pur non essendoci mai stato, ed era un grande ammiratore di Padre Matteo Ricci, il gesuita che - dopo i primi tentativi proprio dei Frati Minori - per primo riuscì a giungere a Pechino, nel 1601, e a iniziare un'opera intelligente di evangelizzazione, nel rispetto delle tradizioni millenarie di questo grande popolo.

 

Diffusore del culto per la martire Santa Laura

 

In realtà Padre Vincenzo era straordinariamente affascinato dalle vite di tutti i Santi, e parlava di loro come se li avesse conosciuti personalmente. Per lui il confine fra questo mondo e l’aldilà non esisteva, viveva con i piedi per terra e la testa in Cielo. Tra i Santi a lui più cari c’erano naturalmente quelli dell’ordine francescano: con molto orgoglio presentava spesso ai visitatori del convento, quelli specialmente che si mostravano interessati alle agiografie, una stampa che mostrava un albero secolare, rappresentante San Francesco che si moltiplicava nei tanti rami dell’ordine francescano, le cui foglie frondose erano i Santi dell’Ordine.

 

L'attività pastorale

 

Il servizio alla Chiesa per Padre Vincenzo era continuo e incessante, non conosceva la parola riposo. Era sempre pronto a partecipare a qualsiasi cerimonia o processione che ci fosse in paese. Era presente anche a tutte le Messe particolari celebrate in paese o nelle zone circostanti. Qualche volta concelebrava, ma il più delle volte si metteva a confessare, e davanti al suo confessionale c’era sempre una lunga fila, perché era noto che Padre Vincenzo sapesse ispirare fiducia e speranza.

 

Nel confessare le persone che conosceva, era molto discreto e breve, e se qualcuno si lamentava di essere ricaduto nelle solite mancanze, lui diceva: “La testa è quella che è, la mentalità è quella che è... e si ripetono sempre le stesse mancanze. Vai... vai a casa tranquillo e cerca di non ripeterle più!” Oppure replicava con un termine dialettale: "Ciaccali (= "pestali") i peccati, ciaccali con i piedi!”, facendo forse riferimento all’iconografia della Madonna che schiaccia col piede il serpente.

 

Per tutta la vita Padre Vincenzo aveva praticato la virtù dell’umiltà in modo eccelso, tanto che i più lo scambiavano per una persona "semplice", mentre in realtà Padre Vincenzo aveva una laurea in Lettere e una vasta cultura, che spaziava dalla storia all’agiografia e all’astronomia. Seguirlo nei suoi discorsi non era sempre facile, perché parlava velocissimo e usando sempre lo stesso tono di voce.

 

Altra virtù che praticava rigorosamente era la povertà. Il giorno che Padre Vincenzo compì il 50° anniversario di sacerdozio, gli fu donato dalle francescane un nuovo saio, perché quello vecchio era sì di “stoffa buona” - per esser durato cinquant’anni! - ma ormai le toppe lo ricoprivano tutto! Non indossava né calzini né scarpe invernali, e a chi voleva regalarglieli diceva che a lui bastava ciò che aveva.

 

Parco anche nel nutrirsi, Padre Vincenzo era solito far colazione con uno spicchio d’aglio e una fetta di pane brustolito bagnata con l’aceto, mentre a pranzo si accontentava di poco. Spesso, quando il confratello Padre Lino era fuori, cucinava solo cipolle

Aveva il dono dell’amicizia. Sapeva entrare in contatto con tutti, gente di qualsiasi ceto e nazionalità, amava coltivare le amicizie. Prima fra tutte l’amicizia con Padre Lino, con cui Padre Vincenzo ha condiviso cinquantasei anni di fervido apostolato a Pollenza. Entrambi avevano fatto del convento di "Santa Maria del Trebbio" un luogo dove tutti coloro che fossero nel bisogno potessero accorrere in qualsiasi ora del giorno e della notte. Un sorriso e una parola buona, o anche qualche aiuto economico, non veniva lesinato a nessuno.

 

Quando Padre Lino, ormai anziano, dovette, in seguito ad una brutta caduta, ritirarsi nel convento-infermeria di Grottammare, fu fatto scegliere a Padre Vincenzo, che era ancora in buone condizione fisiche, di rimanere a Pollenza oppure di andare con il confratello a Grottammare, Padre Vincenzo non esitò un solo istante a seguire il suo confratello ammalato.

 

Padre Vincenzo e Manrico Marinozzi

 

Padre Vincenzo era considerato “di casa” nella famiglia Marinozzi, sia in quanto confessore dei tre fratelli Marinozzi, Riccardo, Manrico e Remo, sia perché con il suo carattere gioioso e sempre ottimista era riuscito a creare un’amicizia fraterna e duratura con loro e le rispettive famiglie.

 

Riccardo, il più grande dei fratelli, aveva un particolare legame con Padre Vincenzo. Essendo entrambi molto mattinieri, in inverno capitava spesso che il simpatico frate passasse all’alba a salutare Riccardo nella sua bottega di ebanista, e qui lo confessasse tra la segatura e gli attrezzi da lavoro. Insieme si recavano poi in un negozietto di "Sali e Tabacchi", nella piazza di Pollenza, che aveva nel retrobottega un posticino dove i due potevano farsi in pace un bicchierino di liquore per… riscaldarsi un po’!

 

Nella bottega dei fratelli Marinozzi, Padre Vincenzo incontrava anche Manrico ed insieme parlavano dei più disparati argomenti. Padre Vincenzo stimava molto Manrico sia come uomo che come artista.

Tanta era la stima che aveva di Manrico che non tardò a rivolgersi a lui quando un suo confratello, nel tentativo di spostare l’affresco della navata centrale per allungare la chiesa, causò il suo sbriciolamento!. La festa prevista al termine dei lavori era imminente e l’immagine della Madonna del Trebbio, tanto cara ai pollentini, stava per andar irrimediabilmente perduta!

 

Padre Vincenzo contattò Manrico, il quale provvide subito al restauro dell’affresco e per terminare in tempo il lavoro non mancò di lavorare per tutta la notte. Il religioso fu molto grato all’amico Manrico per aver salvato quell’immagine votiva tanto cara a lui e ai suoi fedeli.

 

E così oggi nella chiesa del convento di Santa Maria del Trebbio, ormai priva dei due religiosi che per quasi sessant’anni hanno dato una viva testimonianza di fede e dei valori della vita cristiana, l’immagine della Beata Vergine della Misericordia rimane a perenne ricordo di una amicizia profonda tra un umile frate e un artista.

 

Vorrei riportare ora una mia "testimonianza" su Padre Vincenzo, che ho preparato in occasione della sua dipartita. Questo mite ma forte religioso ha lasciato una traccia profonda sia a Pollenza come tra quanti che altrove hanno avuto modo di conoscerlo. E' significativo che per un certo periodo dopo le sue esequie, i manifesti che annunciavano il suo "transito" al Cielo non sono stati ricoperti da altri, un piccolo segno della stima e del rimpianto che ha lasciato in tutti noi, come è triste costatare il vuoto nel convento dove Padre Vincenzo ha condiviso la nostra vita per varie generazioni...

 

I Santi non sono certo solo quelli che la Chiesa ha canonizzato, e d'altra parte la "chiamata alla santità" è universale, e riguarda tutti, consacrati nei vari ordini religiosi e laici. Ora tra i Santi in Cielo c'è anche Padre Vincenzo, che non si dimentica certo di noi, ma anzi può esserci vicino e aiutarci in modo più efficace. Altrimenti... "Che ci sta a fare in Cielo?..." parafrasando quel che egli stesso ebbe modo di ricordarmi con forza quando ancora percorreva le nostre strade...

 

Grazie, Padre Vincenzo!